LA STORIA Nelle Filippine un missionario irlandese sottrae minori allo sfruttamento sessuale

December 11th, 2012

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Ferite curate con il commercio equo

 Un esempio della solidarietà che sta dietro ai prodotti del commercio equo e solidale

 viene dalle Filippine. Qui, attraverso l’esportazione di prodotti artigianali e frutta essiccata e

concentrata, la fondazione Preda (acronimo di People’s Recovery Empowerment and Development Assistance) supporta progetti di autosviluppo per affrontare e prevenire l’emarginazione, la tossicodipendenza e la prostituzione infantile, combattendo allo stesso tempo la povertà rurale. Un impegno civile che è valso al fondatore di Preda, il missionario cattolico irlandese Shay Cullen,della congregazione dei Colombani, la candidatura al Nobel per la pace.

Padre Cullen opera dalla fine degli anni Sessanta nella città di Olongapo, a circa 180 km da

Manila. Proprio da quegli anni e fino al 1992 Olongapo ha ospitato una grande base navale militare

statunitense. La dipendenza da essa aveva impoverito la popolazione locale, producendo frustrazioni

nei capifamiglia e nei giovani, che si rifugiarono in massa nel consumo di stupefacenti, e obbligando

spesso donne e ragazze -si parla di 16 mila persone -a guadagnarsi da vivere con la prostituzione.

Èin questo contesto che nel 1974 padre Cullen ha fondato Preda. Un progetto di auto-recupero basato

sulla produzione agricola e sull ‘artigianato locale -forma embrionale di commercio equo -nella

convinzione che un’attività indipendente avrebbe migliorato le condizioni di vita dei lavoratori e offerto

loro una nuova emancipazione civile e culturale.

La chiusura della base lasciò a Olongapo molta “materia prima” per il mercato del turismo sessuale

che andava via via internazionalizzandosi, coinvolgendo soprattutto i minori. Per Preda

si apriva così un altro fronte: quello della ricerca di casi di abuso e prostituzione, denuncia alle autorità del paese d’origine dei pedofili e poi l’assistenza ai bambini vittime.

«Nelle Filippine i minori sfruttati sessualmente sono circa 100 milaspiega padre Cullen , in Italia nei

giorni scorsi, ospite di Liberomondo , per raccontare la realtà in cui opera -Il degrado è tale che vendere un figlio è ritenuto normale. Si finisce nel giro della prostituzione già a 10- 11 anni perché i turisti del sesso chiedono bambini i più giovani possibili . Di fronte a questo problema non si deve voltare la testa pensando che riguardi solo le Filippine: i pedofili non cambiano quando rientrano in patria».

Non è facile per gli operatori di Preda avvicinare le vittime di un traffico così “discreto”: «Nella nostra

casa terapeutica attualmente sono ospitati 19 minori strappati ai bordelli e 37 agli abusi in famiglia.

Dal 1996 aoggi ne abbiamo aiutati una media di 120 l’anno. Nella casa, ragazzi e ragazze imparano

a sentirsi accettati, scoprono la loro dignità e hanno la possibilità di buttare fuori tutto il loro dolore.

Quando se la sentono, iniziano a giocare con gli altri ead andare a scuola. Se possibile, tentiamo la

riconciliazione con la famiglia d’origine edenunciamo i responsabili degli abusi. Per il minore abusato

è importante vedere i propri sfruttatori alla sbarra: è un modo concreto per dimostrare loro che non sono amati solo da Dio, ma anche dalle personne.

Come detto, le attivita sociali di Preda sono finanziate con il commercio equo e solidale, che e ilcommercio migliore – precisa Padre Cullen – in contrappozione al commercio maligno di esseri umani. E un modo per dare un lavoro degno ai giovani che salviamo dallo sfruttamento, ma anche alle famigle delle zone rurali, evitando che migrino in citta e finiscano nella rete della malavita, un rischio elevato.

Preda ha attivato 25 progetti di artigianato, basati sul riuso e il riciclo di vari materiali, che coinvolgono

dalle 3 alle 400 persone. Altrettante sono impegnate nella raccolta del mango: «Comperiamo

tutti i frutti, non solo i migliori come gli altri grossisti. Il mango viene poi essiccato o trasformato in purea concentrata in fabbriche che in alta stagione danno lavoro a mille persone eassicurano il rispetto di un preciso codice etico eambientale».


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